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collezione permanente

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"Sfinge",
bronzo patinato, cm 36x12x30




"Figura", anni '60
bronzo, cm 35x32x23,5

Donazione Nino Pusateri

| Augusto Perez
| Nato nel 1929 a Messina,
| è morto nel 2000 a Napoli


Scultore italiano tra i più importanti del XX secolo ha preso parte a molte Biennali di Venezia e Quadriennali di Roma. Nel 1960 e 1966 alla Biennale di Venezia è presente con sale personali. E’ inoltre presente a: Scultura italiana contemporanea al Musée Rodin di Parigi; The new generation in Italian Art alla Columbia University di New York; Artisti italiani e inglesi alla Tunnard Gallery di Londra; VI Biennale di Anversa nel ’61; Kleine italienische Bronzen alla Kongresshalle di Berlino nel ‘63; Collection of modern sculpture alla Fondazione Stuyvesand di Liverpool; Collection de sculpture contemporaine ai musei di Le Havre e Grenoble nel ‘64; Sculpteurs italiens al Museo d’Arte Moderna di Parigi nel ‘68. Nel 1974 l'Accademia di San Luca gli conferisce il premio per la scultura, nominandolo nel '97, Accademico Nazionale. Nel 1990 espone in Giappone con Boccioni e Martini. Le sue opere sono presenti nelle collezioni dei maggiori musei del mondo.

La scultura “Figura” testimonia quanto l’artista ha saputo nel tempo costruire un personale rapporto tra figura e spazio.
Il misterioso personaggio sembra posizionato davanti ad una finestra immaginaria, dove, guardando l’orizzonte, si perde e si ritrova, si eleva al di sopra della sua fisicità lasciando che il vento gli modelli i capelli, pur rimanendo un corpo immobile e possente, materia ancora da plasmare, abbozzata e lasciata volutamente grezza. Le opere di Perez vivono nell'esigenza costante, quasi ossessiva, di mettere la scultura di fronte a se stessa, interrogandosi sul senso di fare scultura, sul ruolo che questa ha ricoperto nel passato e quello che potrà avere nel futuro; così accade che nel corpo che stiamo osservando improvvisamente si apre un solco che conduce ad una superficie liscia e levigata, come se ad un certo punto qualcosa si facesse strada tra la superficie, proprio come fa l’acqua che scorrendo sulle pietre, le accarezza per poi abbandonarle.























































 
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